Era una notte fredda quella del 13 novembre del 1975. Sergio Graneris e sua moglie Itala Zambon stavano guardando la televisione in casa loro, in un piccolo villaggio nel nord Italia, Vercelli. I genitori di lei avevano una casa a piano terra nella villa dei Graneris, mentre il piccolo Paolo Graneris si trovava nella sua cameretta accanto. D’un tratto, due persone irruppero in casa. Diciassette colpi di pistola squarciarono il silenzio e la calma di quella fredda notte del 13 novembre 1975. Poi, tutto tacque.I responsabili furono Doretta Graneris e il suo fidanzato Guido Badini, che uccisero cinque membri della famiglia di lei: i genitori Sergio Graneris e Itala Zambon, i nonni Romolo Zambon e Margherita Baucero e il fratello Paolo Graneris. I moventi che spinsero gli assassini erano i contrasti familiari e la situazione economica della coppia, che non potevano sposarsi a causa dell’opposizione dei genitori di Doretta.La ragazza, all’epoca 18enne, aveva una relazione con Guido Basini, un giovane descritto come immaturo e con un passato difficile (era orfano). Programmavano di sposarsi, ma i genitori di Doretta erano del tutto contrari, dato che Guido era più grande di Doretta e non aveva né un lavoro, né una famiglia alle spalle. Nonostante ciò, avevano ammesso Guido nell’officina di famiglia, promettendogli in eredità i lingotti d’oro familiari, valutati circa 100 milioni di lire. La notte del delitto, Doretta e Guido si recarono a casa dei genitori di lei insieme ad un terzo complice, Antonio D’Elia, che doveva fungere da esecutore per garantire un alibi, limitandosi successivamente a fare da palo e autista per la fuga. Quando arrivarono a casa, i genitori stavano guardando la televisione. Iniziò una discussione, incentrata sul matrimonio. Successe l’imprevedibile: Doretta e Guido spararono 17 colpi di pistola. Uccisero i genitori di lei, i nonni, il fratello più piccolo e il cane di famiglia, colpevole di aver abbaiato durante la fuga degli assassini. Il giorno successivo, la nonna paterna di Doretta ricevette una chiamata dagli operai di suo figlio: “Sergio non è venuto a lavoro”. Si diresse in fretta e furia a casa Graneris e, arrivata lì, si rese conto di una cosa insolita: perché la TV era accesa? Entrò in casa e di fronte a lei una scena devastante, una scena difficile da dimenticare e che nessuno vorrebbe mai vedere nella propria vita: tutta la sua famiglia era stata sterminata. Doretta e Guido furono trovati e successivamente arrestati mentre facevano compere e, durante gli interrogatori, solo la Graneris confessò il crimine. Badini si limitò ad accusare la fidanzata, affermando di aver agito per paura di perderla e di volerla rendere orfana come lui. Solo dopo, di fronte a questo “tradimento”, la ragazza accusò Badini di aver orchestrato il piano e lei aveva accettato, spinta dall’odio verso i genitori e dalla speranza di una vita migliore grazie all’eredità. Durante il processo emersero nuovi dettagli, come, ad esempio, l’ipotetico omicidio di una prostituta compiuto e confessato da Doretta come prova della sua infermitá mentale. Fu, questo, un tentativo di ottenere una perizia psichiatrica, che alla fine non andò in porto. D’Elia, alla fine del processo, fu giudicato seminfermo di mente e condannato a 24 anni di carcere, mentre Doretta e Guido furono condannati entrambi all’ergastolo. Doretta, che conseguì una laurea in architettura durante la sua detenzione, ottenne la libertà condizionale nel 1992. Il caso Graneris per la sua atrocità ed efferatezza non è assimilabile ad un qualcosa di logico o addirittura comprensibile, a primo impatto. Se solo non fosse mancato un briciolo di sana empatia, di dialogo e ascolto, adesso non si starebbe discutendo di cosa sia in grado di fare l’ira e l’essere umano, posto in condizioni che lo opprimono a tal punto da far commettere una simile nefandezza. Potremmo parlare di morale, di quello che sarebbe potuto essere e non, ma la veritá è che la vita è imprevedibile e che l’incomprensione mista a cattiveria sono un combustibile letale.